«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gv 8,12

«Yo soy la luz del mundo. El que me sigue no andará en tinieblas, sino que tendrá la luz de la Vida». Jn 8,12

L'inferno esiste- El infierno existe y es eterno

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martedì 14 marzo 2017

Il digiuno di Quaresima - El Ayuno cuaresmal





El texto en español está abajo

DISCORSO 210 di Sant'Agostino qua

QUARESIMA

Alcune domande.
1. 1. È arrivato il tempo sacro che ci esorta ad umiliare la nostra anima con le preghiere e con i digiuni e a castigare il nostro corpo più che negli altri tempi dell'anno. Ma perché questo tempo si celebra all'approssimarsi della solennità della passione del Signore? E quale mistero racchiude il numero quaranta? Poiché alcuni solitamente si pongono queste domande, doverosamente ci accingiamo a parlarvi di questo argomento, dato che il Signore si è degnato di farci il dono di parlarne alla vostra Carità. Sappiamo che essi desiderano apprendere queste cose non per farne delle dispute ma con l'unico scopo di conoscerle: la loro fede e la loro pietà ci aiuteranno molto ad impetrare quanto dovremo dire.

Perché il digiuno quaresimale prima del Battesimo?.
1. 2. Si è soliti porre la questione: perché il Signore Gesù Cristo - il quale, assunto un corpo umano e fattosi uomo, è apparso in mezzo agli uomini proprio per darci l'esempio di come vivere, come morire e come risorgere - digiunò non prima di battezzarsi ma dopo il battesimo? Così è scritto infatti nel Vangelo: Appena battezzato Gesù uscì subito dall'acqua ed ecco si aprirono i cieli e vide lo Spirito di Dio scendere e venire sopra di sé. Ed ecco una voce dai cieli che diceva: questi è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto. Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Egli, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame 1. Noi invece, insieme a coloro che dovranno ricevere il battesimo, digiuniamo prima che arrivi il giorno del loro battesimo, che coincide con il giorno di Pasqua; dopo Pasqua invece per cinquanta giorni mitighiamo i nostri digiuni. Questo fatto giustamente susciterebbe una certa inquietudine se fosse lecito battezzare o farsi battezzare soltanto nel solennissimo giorno di Pasqua. Mentre però in nessun giorno dell'anno è proibito amministrare il battesimo secondo la necessità e la volontà di ciascuno - così ha concesso colui che diede loro il potere di diventare figli di Dio 2 -, è lecito celebrare l'anniversario della passione del Signore soltanto in un determinato giorno dell'anno che si chiama Pasqua. Ne consegue che non bisogna assolutamente identificare il sacramento del battesimo con la Pasqua. Il battesimo lo si può ricevere in qualunque giorno; la Pasqua invece la si può celebrare soltanto in un solo e determinato giorno dell'anno. Il battesimo è dato per ricevere la vita nuova; la Pasqua serve per ricordare un fatto importante della nostra fede. Che la maggior parte dei battesimi che si debbono conferire confluisca nel giorno di Pasqua dipende non dal fatto che in quel giorno la grazia della salvezza è più abbondante, ma li attira la maggiore gioia di quella festa.

Il Battesimo di Gesù e quello di Giovanni.
2. 3. Che cosa si può dire anche sul fatto che bisogna distinguere il battesimo di Giovanni che Cristo ricevette dal battesimo di Cristo che i suoi fedeli ricevono? Infatti, per il fatto che Cristo è migliore del cristiano, il battesimo con cui è stato battezzato Cristo non è migliore di quello con cui viene battezzato il cristiano. Ma proprio perché è di Cristo, questo battesimo va preposto a quello che ha ricevuto Cristo. Giovanni infatti battezzò Cristo riconoscendo di essere inferiore a Cristo; Cristo invece battezza il cristiano, mostrando di essere più grande di Giovanni. Così come migliore della circoncisione della carne, che anche Cristo ha ricevuto ma che nessun cristiano oggi riceve, è il sacramento della risurrezione di Cristo. Con questo il cristiano viene come circonciso per spogliarsi della vita vecchia vissuta secondo la carne, seguendo la raccomandazione dell'Apostolo: Come Cristo risuscitò dai morti per la gloria del Padre, cosi anche noi camminiamo in una vita nuova 3. Così come la stessa antica Pasqua, che è prescritto di celebrare con l'uccisione di un agnello 4, non per il fatto che Cristo l'ha celebrata insieme ai suoi discepoli 5 è migliore della nostra Pasqua nella quale Cristo è stato immolato. Fu necessario infatti, per dare a noi un esempio di umiltà e di pietà, che Cristo venendo sulla terra si degnasse di accettare anche quei sacramenti che preannunciavano la sua futura venuta; con questo ci ha mostrato con quali sentimenti di devozione noi ora dobbiamo accogliere i sacramenti della nostra fede che ci annunciano la sua già realizzata venuta. Pertanto per il fatto che Cristo subito dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni iniziò il digiuno, non bisogna pensare che con ciò abbia voluto darci come una regola di condotta, come se si dovesse cominciare a digiunare subito dopo aver ricevuto il battesimo di Cristo. Semplicemente con questo esempio ci ha insegnato che bisogna digiunare quando la lotta con il tentatore si fa più aspra. Infatti Cristo, che si è degnato di nascere come uomo, non ricusò neanche di essere tentato come uomo, affinché il cristiano, ammaestrato dal suo esempio, potesse non essere superato dal tentatore. Quando l'uomo deve sostenere una simile lotta nella tentazione sia subito dopo il battesimo, sia anche dopo qualunque periodo di tregua, bisogna digiunare: affinché il corpo, mortificandosi, sia in grado di portare a termine la sua lotta e l'anima, umiliandosi, possa impetrare la vittoria. Nel caso del Signore la causa del suo digiuno non è stata dunque il battesimo nel Giordano ma la tentazione del diavolo.


Perché il digiuno quaresimale prima della Pasqua.
3. 4. Ed eccovi il motivo per cui noi digiuniamo nel tempo che precede la festa della passione del Signore e il motivo per cui dopo cinquanta giorni (da quella festa) termina il periodo in cui limitiamo i nostri digiuni. Chiunque vuol fare un vero digiuno o mortifica la propria anima con fede sincera 6 gemendo nella preghiera e castigando il proprio corpo; oppure, avendo sofferto un certo impoverimento spirituale di verità e di sapienza a causa delle lusinghe della carne, si mette in condizione di sentirne nuovamente fame e sete. A quelli che gli chiedevano come mai i suoi discepoli non digiunassero, il Signore rispose parlando di ambedue queste specie di digiuno. Della prima specie, quella in cui l'anima si umilia, disse: Gli amici dello sposo non possono essere afflitti mentre lo sposo è con loro. Verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno 7. Della seconda specie di digiuno invece, che consiste nel nutrire abbondantemente l'anima, disse continuando a parlare: Nessuno cuce un pezzo di panno nuovo su un abito vecchio, perché lo strappo non diventi maggiore; né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti gli otri si rompono e il vino si versa; ma si mette vino nuovo in otri nuovi, cosi l'uno e gli altri si conservano 8. Quindi poiché lo sposo ora ci è stato tolto, certo noi, amici di quel bello sposo, dobbiamo essere afflitti. Infatti il più bello d'aspetto tra i figli dell'uomo, sulle cui labbra era diffusa la grazia 9, tra le mani dei persecutori non ebbe né grazia né bellezza e la sua vita fu tolta dalla terra 10. E il nostro pianto è sincero se siamo accesi d'amore verso di lui. Fortunati coloro ai quali fu concesso di averlo davanti a loro prima della sua passione, di interrogarlo su ciò che volevano, di ascoltare quanto dovevano da lui ascoltare. I loro padri, prima della sua venuta, desiderarono vedere quei giorni e non li videro, perché erano stati destinati ad un altro compito: essere i suoi profeti, non i suoi ascoltatori. Di loro parla Gesù quando dice ai suoi discepoli: Molti giusti e molti profeti desiderarono vedere quello che voi vedete e non lo videro; udire quello che voi udite e non lo udirono 11. In noi invece si è adempiuto quanto ugualmente Gesù disse: Verrà un tempo in cui desidererete vedere uno solo di questi giorni e non potrete vederlo 12.

4. 5. Chi non brucia della fiamma di questo santo desiderio? Chi non piange? Chi non si rattrista gemendo? Chi non dice: Le mie lacrime sono il mio pane giorno e notte mentre mi dicono sempre: dov'è il tuo Dio13. Noi crediamo infatti in lui che è già glorioso alla destra del Padre; tuttavia finché viviamo in questo corpo siamo pellegrini lungi da lui 14e non possiamo mostrarlo a quelli che dubitano di lui o lo negano e dicono: Dov'è il tuo Dio? Giustamente il suo Apostolo desiderava morire per essere con lui e pensava che il rimanere nella carne non era cosa migliore per lui ma necessaria per noi 15Timidi sono i pensieri dei mortali e poco stabili i nostri disegni 16; poiché la nostra dimora terrena grava l'anima nei suoi molti pensieri 17. Per questo è una lotta la vita dell'uomo sulla terra 18 e nella notte di questo mondo il leone si aggira cercando chi divorare 19: non il leone della tribù di Giuda, il nostro re 20, ma il leone diavolo, nostro avversario. Il nostro re, condensando nella sua persona le figure dei quattro animali dell'Apocalisse di Giovanni, nacque come uomo, operò come leone, venne sacrificato come vitello, volò come aquila 21. Si librò sulle ali dei venti e fece delle tenebre un velame per sé 22. Egli distese le tenebre e si fece notte e in essa s'aggirano tutte le fiere della selva 23. I leoncelli ruggiscono, cioè i tentatori attraverso i quali il diavolo cerca di divorare; tuttavia non hanno potere se non sopra coloro che riescono a prendere. Lo stesso Salmo così continua: e chiedono a Dio il loro cibo 24. Nella notte di questo mondo, così pericolosa e così piena di tentazioni, chi non teme, chi non paventa nel più profondo di se stesso di venir giudicato degno di essere abbandonato nelle fauci di un nemico tanto crudele per essere divorato? Per evitare questo è necessario digiunare e pregare.

Perché dobbiamo digiunare in questa vita.
5. 6. Tanto maggiore e tanto più frequente deve essere il nostro digiuno, quanto più si avvicina la solennità della passione del Signore. Con questa celebrazione annuale in certo modo si rinnova in noi la memoria di quella notte; evitiamo così di dimenticarcene, evitiamo che quel divoratore ruggente ci trovi addormentati non nel corpo ma nell'anima. La stessa passione del Signore infatti che cos'altro anzitutto ci insegna, nelle vicende del nostro capo Cristo Gesù, se non che questa vita è una tentazione? Per questo, quando ormai si stava avvicinando il tempo della sua morte, Cristo disse a Pietro: Satana ha chiesto che gli foste consegnati per vagliarvi come il grano. Ma io ho pregato per te, Pietro, affinché la tua fede non venga meno; va' e conferma i tuoi fratelli 25. E difatti poi Pietro ci ha confermato nella fede con la sua attività apostolica, con il suo martirio, con le sue lettere. In una di queste lettere ci esorta anche a temere assai questa notte di cui sto parlando e ci ha insegnato a vigilare guardinghi alla luce consolante delle profezie, come di un lume nella notte: Noi teniamo come più ferma - dice - la parola dei profeti, alla quale fate bene a prestare attenzione, come a lampada che splende in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino 26.




SERMÓN 210 de San Agústín, acá
Traductor: Pío de Luis, OSA

El ayuno cuaresmal

1. 1. Han llegado estas fechas solemnes que nos invitan a humillarnos y a mortificar nuestros cuerpos mediante la oración y el ayuno con mayor intensidad que en cualquier otro momento del año. ¿Por qué tiene lugar cuando se acerca la solemnidad de la pasión del Señor? ¿Cuál es el misterio que se celebra en el número de cuarenta días? Puesto que estas preguntas traen intrigados a algunos, me he propuesto presentar a vuestra caridad lo que el Señor se digne concederme que os diga al respecto. Su fe y su piedad -pues nos consta que les mueve no el ansia de litigar, sino de conocer- nos serán de gran ayuda para que Dios nos otorgue decir algo.

2. La primera pregunta que suelen hacer es ésta: «¿Por qué el mismo Señor Jesucristo, que, habiendo tomado un cuerpo humano, hecho hombre se manifestó a los hombres para darnos ejemplo de cómo se ha de vivir y morir y una prueba de la resurrección, ayunó no antes, sino después de haber sido bautizado?». Así está escrito en el Evangelio: Bautizado, al instante salió del agua; y he aquí que los cielos se le abrieron, y vio descender sobre sí al Espíritu de Dios. Y una voz decía desde el cielo: Éste es mi hijo amado, en quien me he complacido. Entonces Jesús fue llevado por el Espíritu al desierto para ser tentado por el diablo Y, tras haber ayunado por espacio de cuarenta días, sintió hambre1. Nosotros, en cambio, ayunamos con quienes van a ser bautizados en las fechas anteriores a su bautismo, que tiene lugar al comienzo del día de Pascua, después del cual suspendemos los ayunos durante cincuenta días. Lo cual podría producir turbación si sólo fuera lícito administrar y recibir el bautismo en la solemnidad de Pascua. Pero como, por la gracia de Dios, que nos otorgó el poder ser hijos suyos2, en cualquier época del año está permitido recibirlo, quedando a merced de la necesidad o voluntad de cada uno, y, por otra parte, la celebración anual de la pasión del Señor sólo está permitido celebrarla en un día que recibe el nombre de Pascua, sin duda alguna hay que distinguir el sacramento del bautismo de la Pascua. El bautismo puede recibirse en cualquier fecha; la Pascua sólo es lícito celebrarla en una y precisa. Aquél se confiere para otorgar una nueva vida; ésta se recomienda para perpetuar el recuerdo de los misterios de la religión. Pero el hecho de que en ese día concurra un número considerablemente mayor de candidatos al bautismo no se debe a que en él la gracia salvadora sea más abundante, sino a que la mayor alegría de la fiesta invita a ello.

2. 3. ¿No hemos de distinguir también el bautismo de Juan, el recibido entonces por Cristo, del de Cristo, que reciben los que creen en él? Aunque Cristo es mejor que el cristiano, no por eso es mejor aquel bautismo con que fue bautizado Cristo que el otro con que lo es el cristiano; al contrario, por la misma razón, se antepone éste, puesto que es de Cristo, a aquél. En efecto, a Cristo lo bautizó Juan, aun confesándose inferior a él3; al cristiano, en cambio, lo bautiza Cristo, que mostró ser superior incluso a Juan. Del mismo modo, la circuncisión de la carne, aunque también Cristo se sometió a ella4, pero ningún cristiano practica hoy, es inferior al misterio de la resurrección del Señor, mediante el cual se circuncida el cristiano, para despojarse de la vida antigua según la carne, para que escuche lo que dice el Apóstol: Como Cristo resucitó de entre los muertos para gloria del Padre, caminemos también nosotros de igual manera en novedad de vida5. Lo mismo sucede con la pascua antigua, que se mandó celebrar sacrificando un cordero6; no por haberla celebrado Cristo con sus discípulos7 es mejor que nuestra Pascua, en la que fue inmolado Cristo. Miraba a darnos un ejemplo de humildad y devoción cuando, al venir, se dignó asumir incluso aquellos ritos en los que estaba preanunciada su llegada. De esta manera manifestaba con cuánta piedad conviene que aceptemos aquellos otros en los que se anuncia que ya ha venido. Por el hecho de que Cristo ayunó inmediatamente después de recibir el bautismo, no hemos de creer que estableció una práctica obligatoria, como si necesariamente hubiera que ayunar después de la recepción del bautismo de Cristo. Con su ejemplo nos indicó que debemos ayunar, sobre todo, si se diera el caso de entrar en lucha encarnizada con el tentador. He aquí el motivo por el que Cristo, que se dignó nacer como hombre, no rechazó ser tentado como hombre: para que el cristiano, amaestrado con su ejemplo, pueda vencer al tentador. Ha de ayunarse, pues, sea inmediatamente después del bautismo, sea después de un indeterminado espacio de tiempo, cuando el hombre se encuentra en este tipo de lucha contra la tentación, para que el cuerpo cumpla su milicia con la mortificación y el espíritu consiga la victoria con su humillación. En el caso del Señor, el motivo del ayuno no fue el bautismo en el Jordán, sino la tentación del diablo.

3. 4. He aquí la causa de que nosotros ayunemos con anterioridad a la solemnidad de la pasión del Señor y de que abandonemos el ayuno durante los cincuenta días siguientes. Todo el que ayuna como es debido o bien humilla su espíritu, desde una fe no fingida8, con el gemido de la oración y la mortificación corporal, o bien orienta su atención a sentir hambre y sed, al verse privado del goce de la verdad y la sabiduría a causa de alguna carencia espiritual originada por el placer de la carne. De ambas clases de ayuno habló el Señor a quienes le preguntaron por qué sus discípulos no ayunaban. Referente al primero, que mira a la humillación del espíritu, dijo: No pueden llorar los amigos del esposo mientras el esposo está con ellos. Pero llegará el momento en que les será quitado, y entonces ayunarán9. Del otro que incluye el alimento para el espíritu, dijo a continuación: Nadie echa un remiendo de paño nuevo a un vestido viejo, para que no se haga mayor el rasgón; ni nadie mete vino nuevo en odres viejos, no sea que se rompan los odres y se derrame el vino, sino que el vino nuevo se vierte en odres nuevos, y de esa manera se conservan ambos10. Así, pues, habiéndosenos quitado el esposo, nosotros, hijos suyos, hemos de llorar. El más hermoso, por su aspecto, de los hijos de los hombres11, cuya gracia se manifiesta en sus labios, cuando cayó en las garras de sus perseguidores, careció de hermosura y decoro, y su vida fue borrada de la tierra12. Justo es nuestro llanto si ardemos en deseos de verle. Dichosos aquellos que tuvieron la posibilidad de tenerle en su compañía antes de su pasión, interrogarle a placer y escucharle como debían escucharle. Tales días desearon verlos, y no los vieron, ya antes de su venida, los patriarcas. Pertenecían a otra economía en la que ellos tenían que anunciar su venida, pero no escucharle una vez llegado. De ellos dice hablando a los discípulos: Muchos justos y profetas quisieron ver lo que vosotros veis, y no lo vieron, y oír lo que oís, y no lo oyeron13. En nosotros, en cambio, se ha cumplido lo que también él dice: Llegarán días en que desearéis ver uno de éstos y no podréis14.

4. 5. ¿Quién no se abrasa en las llamas de tan santo deseo? ¿Quién no llora en esta situación? ¿Quién no se fatiga de tanto llorar? ¿Quién no dirá: Mis lágrimas son mi pan noche y día, mientras me dicen a diario: «Dónde está tu Dios»?15 Creemos ciertamente en quien ya está sentado a la derecha de Dios, pero mientras vivimos en este cuerpo somos peregrinos lejos de él16, y no podemos manifestarlo a quienes, desde la duda o la negación, nos dicen: ¿Dónde está tu Dios? Con razón su Apóstol quería morir y estar con él; el permanecer en la carne no lo consideraba como lo mejor para sí, sino una necesidad en atención a nosotros17. Donde son tímidos los pensamientos de los mortales, también son inciertas nuestras cautelas, porque esta morada terrena oprime la mente que piensa en muchas cosas18. Por ello la vida humana sobre la tierra es una tentación19 y en la noche de este mundo el león da vueltas buscando a quién devorar20. No el león de la tribu de Judá, nuestro rey21, sino el diablo, nuestro enemigo. Nuestro rey, apropiándose las figuras de aquellos cuatro animales del Apocalipsis de Juan, nació como hombre, se comportó como león, fue inmolado como un becerro y voló como un águila22Voló sobre las alas del viento e hizo de las tinieblas su oculta morada23. Hizo las tinieblas y apareció la noche, en la que se pasean todas las bestias del bosque24: los cachorros de los leones rugiendo, es decir, los tentadores de los que se sirve el diablo para buscar a quien devorar, pero que no tienen poder más que sobre aquellos sobre los que se les conceda, según indica el salmo a continuación: Pidiendo a Dios alimento para sí25. ¿Quién no se sentirá lleno de temor en la noche de este siglo, tan peligrosa y tan llena de tentaciones? ¿Quién no se sentirá sacudido hasta en lo más profundo de su ser ante la posibilidad de ser considerado merecedor de que le entreguen a las fauces de tan cruel enemigo para ser devorado? Por tanto, hay que ayunar y orar.

5. 6. ¿Y cuándo hemos de hacerlo mejor y con mayor intensidad que al acercarse la solemnidad de la pasión del Señor? En esa celebración anual vuelve a esculpirse, en cierto modo, en nosotros el recuerdo de aquella noche para que no lo borre el olvido, y el enemigo, rugiente y devorador, no nos encuentre dormidos; no corporalmente, sino en el espíritu. La misma pasión del Señor, ¿qué otra cosa nos puso ante los ojos, sino la tentación que es esta vida, apoyándose precisamente en Cristo Jesús, nuestra cabeza? Ésta es la razón por la que, al acercarse el momento de su muerte, dijo a Pedro: Satanás ha solicitado zarandearos como trigo; pero yo he rogado por ti, Pedro, para que tu fe no decaiga; vete y conforta a tus hermanos26. Y en verdad que nos confortó con su condición de apóstol, con su martirio y con sus cartas. En ellas nos enseñó con el consuelo de la profecía, semejante a una lámpara que alumbra en la noche, a mantenernos en una cauta vigilancia al exhortarnos a temer la noche de que estoy hablando. Tenemos -dice- la palabra de los profetas, que es más segura, y hacéis bien al poner los ojos en ella cual lámpara que brilla en un lugar oscuro hasta que llegue el día y nazca el lucero en vuestros corazones27.

7. Tened, pues, ceñidos vuestros lomos y encendidas las lámparas28. Seamos como hombres que esperan el regreso de su Señor de las bodas29. No nos repitamos unos a otros: Comamos y bebamos, que mañana moriremos30; antes bien, puesto que es incierto el día de nuestra muerte y fatigosos los días de esta vida, ayunemos y oremos, que mañana moriremos. Un poco -dijo- y no me veréis; otro poco, y me veréis31. Ésta es la hora de la que dijo: Vosotros estaréis tristes, pero se alegrará el mundo32, es decir, esta vida llena de pruebas, en la que somos peregrinos lejos del Señor. Mas de nuevo os veré -dijo- y vuestro corazón se llenará de gozo, y vuestro gozo nadie os lo arrebatará33. De todos modos, contando con esta esperanza, fundada en la fidelidad suma de quien la ha prometido, también ahora gozamoshasta que llegue el gozo supremo de ser semejantes a él porque le veremos como es34; gozo que nadie nos arrebatará. Como prenda grata y gratuita de esa esperanza hemos recibido el Espíritu Santo, que produce en nuestros corazones los gemidos inenarrables de los santos deseos. Como dice el profeta Isaías: Hemos concebido y alumbrado el espíritu de salvación35. También dice el Señor: La mujer, cuando va a dar a luz, se pone triste, porque ha llegado su día; pero, una vez que ha alumbrado a la criatura, su gozo es grande, porque ha venido al mundo un hombre36. Éste será el gozo que nadie nos arrebatará: aquel por el que pasaremos, tras haber concebido la fe, a la luz eterna. Ahora, mientras dura el día del parto, ayunemos y oremos.

3 commenti:

  1. Cara Mirta, siamo in piena quaresima e ci si deve preparare per la Santa Pasqua, ti lascio il mio caloroso saluto...
    Ciao e buona serata cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. La Cuaresma preparación para la Pascua, haré lo que pueda para prepararme aunque el miércoles de ceniza confieso que no ayuné pues llevo muy mal lo del ayuno.Besicos

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  3. ciao Mirta, ti abbraccio forte Lory

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Grazie per la visita.
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Coroncina alla Divina Misericordia

Coroncina della Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska): “Oh! che grandi grazie concederò alle anime che reciteranno questa coroncina” (Diario, 848). “Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla mia volontà”. (Diario, 1731). “Recita continuamente la coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell’ora della morte. ” Gesù ha raccomandato di recitare la coroncina a qualsiasi ora ma in particolare nell'ora della propria morte, ossia le 3 del pomeriggio, che Lui stesso ha chiamato un'ora di grande misericordia per il mondo intero. "In quell'ora dice Gesù non rifiuterò nulla all'anima che Mi prega per la Mia Passione" (Diario, 687)..

Coronilla de la Divina Misericordia

Coronilla de la Divina Misericordia
(Dice Gesù a Santa Faustina Kowalska)“Por el rezo de este Rosario, me complace dar todo lo que me pidan. Quien lo rece, alcanzará gran Misericordia en la hora de su muerte. Aunque sea un pecador empedernido, si reza este Rosario, aunque sea una sola vez, logrará la gracia de mi infinita Misericordia”.“Si se reza este Rosario delante de los moribundos, se calma la ira de Dios, y su insondable Misericordia se apodera de su alma. Cuando recen este Rosario al lado del moribundo, me pondré entre el Padre y el alma moribunda, no como justo Juez, sino como Redentor Misericordioso”.

"Se stai cercando Dio e non sai da che parte cominciare, impara a pregare e assumiti l'impegno di farlo ogni giorno..."(Teresa di Calcutta)

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